Il 3 agosto di due anni fa, in maniera del tutto arbitraria e pretestuosa, ATAC decise di limitare la Ferrovia Termini – Giardinetti nella stazione di Centocelle adducendo una presunta sovrapposizione alla Linea C della metropolitana ed annunciando, contestualmente, l’imminente avvio dei lavori di costruzione di una nuova stazione di interscambio all’altezza di Viale Palmiro Togliatti. Sono trascorsi due anni e nulla è cambiato: la nuova stazione non è stata mai realizzata,e i viaggiatori sono costretti ad una camminata a piedi per raggiungere al fermata della Metro C, dopo che è stata anche soppressa, la navetta “fantasma” istituita da ATAC, per nulla utilizzata in quanto assolutamente non pubblicizzata. La ferrovia Termini – Giardinetti, così come la Roma – Fiuggi di cui è erede, è vittima in primis di una regione colpevolmente assente che dopo aver distrutto le ferrovie romane e regionali si farà viva solo adesso, in campagna elettorale vantando successi e grandi risultati. La linea è inoltre vittima di un’ azienda incapace, come ATAC, specializzata nel disservizio quotidiano, succube e prostrata sia alle decisioni giunte dalle stanze di Via Cristoforo Colombo sia delle “paranoie” di alcuni settori dell’agenzia per la Mobilità e totalmente sorda alle esigenze ed alle richieste del territorio pervenute in questi due anni, richieste alle quali è stato sempre opposto uno sprezzante ed arrogante silenzio. Ma, della chiusura e mancata riapertura è colpevole anche ed in primis un’amministrazione capitolina, ormai sempre più allo sbando, capace solo ed esclusivamente di presentare a cadenza periodica ipotetici e faraonici piani di riapertura e rilancio, ma che di fatto non interviene con l’unica cosa realmente in suo potere, ovvero garantire la copertura finanziaria per l’esercizio della tratta sospesa e costringere l’azienda, di cui, ricordiamo, è azionista unico, ad attuare le linee programmatiche di riapertura che gli vengono ordinate. Come CeSMoT, Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti, in questa data infausta che segna uno dei punti più bassi nella storia del TPL romano, torniamo a chiedere con forza al Comune di mantenere le promesse fatte a partire dalla campagna elettorale, obbligando ATAC a riaprire, immediatamente e senza scuse o temporeggiamenti la ferrovia, rispettando il contratto di servizio e le linee programmatiche. Vogliamo ricordare che allo stato attuale non esiste alcun atto scritto che giustifichi o autorizzi la chiusura della linea e che fino ad oggi Regione, ATAC ed Agenzia della Mobilità non hanno mai ritenuto opportuno spiegare all’utenza suddita le reali motivazioni della chiusura. Auspichiamo infine che la popolazione delle tratte interessate dalla sospensione torni in piazza a manifestare con forza, come due anni fa, il proprio dissenso, anche per svegliare dal sonno degli “stolti” gli amministratori locali, a partire da quelli municipali