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Efficienza, liberalizzazione del trasporto ferroviario in Europa e priorità al completamento del pilastro tecnico nell’ambito di un complessivo rilancio del trasporto pubblico. L’auspicio di FS Italiane e Deutsche Bahn è che questi obiettivi trovino adeguato spazio nell’agenda politica del Consiglio dell’Unione europea, durante il semestre di presidenza italiana appena iniziato.
Un auspicio e un invito argomentati e approfonditi dagli amministratori delegati di FS Italiane, Michele Mario Elia, e di Deutsche Bahn, Rüdiger Grube, nell’incontro avvenuto lo scorso 9 luglio a Villa Almone, promosso dall’ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma.
Durante il dibattito, nel quale sono stati esaminati e discussi i provvedimenti del “Quarto pacchetto ferroviario europeo”, sono intervenuti alcuni dei principali stakeholder del settore, tra cui parlamentari italiani ed europei fra i quali Ismail Ertug, membro della Commissione Trasporti del Parlamento di Bruxelles.
Entrambi i CEO hanno posto l’attenzione sulla necessità della rimozione di ostacoli tecnici all’ingresso del mercato in Europa, attraverso una semplificazione delle procedure di autorizzazione per i veicoli ferroviari, al fine di favorire una maggiore competitività del trasporto.
L’incontro è stato l’occasione per riaffermare alcune convinzioni già espresse da FS Italiane che considera la completa liberalizzazione di tutti i servizi ferroviari, a mercato e universali, nei Paesi membri dell’Unione, uno dei principali pilastri politici per un definitivo rilancio del trasporto ferroviario: Noi siamo per una forte liberalizzazione del sistema ferroviario – ha dichiarato Elia – facciamo gare su tutto. È opportuno che l’unbundling della rete sia affrontato quando le condizioni lo permetteranno altrimenti il pacchetto rischia di bloccarsi in discussioni lunghissime. Introdurre la separazione tra rete e operatore ora creerebbe un grandissimo danno.
Dello stesso avviso Grube: La separazione completa tra rete e operatore porta alla perdita di efficienza e sinergie come é avvenuto in Francia, é sbagliatissimo. Ci sono temi più urgenti come la competitività delle imprese e l’ accesso al mercato dei capitali.
Nell’attesa che questi propositi si realizzino, la richiesta è che il legislatore europeo ponga ferrei vincoli di reciprocità tali da impedire alle imprese nazionali operanti in mercati chiusi di poter concorrere sui mercati esteri aperti. Necessari, in questo scenario, anche Regolatori nazionali indipendenti sempre più forti in attesa dell’istituzione di un’authority europea, indispensabile in un mercato unico sempre più integrato.
Infine, sul piano tecnico, l’auspicio di FS Italiane è che tutta l’Europa ferroviaria possa parlare la stessa lingua anche sul fronte della sicurezza e della cosiddetta interoperabilità, con un’unica agenzia europea che consenta di omologare i treni per consentirne la circolazione sulle varie reti nazionale. Emblematico l’esempio del nuovo Frecciarossa 1000, costruito con tecnologie tali da consentirgli di viaggiare su otto reti europee ad Alta Velocità, ma che prima di poterlo fare dovrà essere sottoposto, nazione per nazione, a distinte procedure di omologazione: lente, ripetitive e costose.
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In relazione all’interruzione della Metro A, tuttora in corso su parte della linea, Atac precisa che l’evento si è verificato a causa dell’interferenza di lavori in corso di micro-palificazione curati dall´appaltatore Ferrovit Scarl, presso la stazione Flaminio della ferrovia regionale Roma-Viterbo, che ha reso necessaria la disalimentazione della linea metropolitana all’altezza della stazione Flaminio.
I lavori edili connessi alla realizzazione del nuovo capolinea della ferrovia regionale Roma-Viterbo hanno determinato un piccolo cedimento strutturale della volta della galleria della stazione della Metro A Flaminio, in corrispondenza dei binari a servizio della tratta utilizzata dai treni in direzione Termini. Il cedimento della volta è stato causato da un´armatura funzionale a dei micropali di fondazione, uno dei quali ha invaso la sede ferroviaria ostacolando alle ore 08.35 il passaggio del treno numero 7, partito dalla stazione Battistini alle ore 08.11, che stava sopraggiungendo in stazione, quindi a velocità rallentata. L´impatto tra la motrice e il micropalo è avvenuto all´altezza del respingente anteriore destro e tale dinamica ha evitato danni al personale di macchina e ai passeggeri.
I tecnici di Atac, in collaborazione con i Vigili del Fuoco, stanno lavorando per rimuovere l´ostacolo e riprendere il servizio prima possibile, comunque non prima del pomeriggio, una volta che i Carabinieri avranno compiuto i rilievi di loro competenza.
Un’indagine interna accerterà le cause e le eventuali responsabilità. L’azienda ha immediatamente attivato un servizio sostitutivo con bus di superficie nella tratta interrotta.
Atac sottolinea che, a parte i disagi, per i quali l’azienda si scusa, il deflusso dei passeggeri dal treno e dalla stazione è avvenuto in totale sicurezza.
***Il servizio è attivo nella tratta Termini – Anagnina, navette sostitutive da Termini a Battistini***
Da diversi giorni la Ferrovia Regionale Roma Laziali – Giardinetti risulta parzialmente interrotta a causa di un cedimento stradale in Via Giolitti, che ha costretto ATAC a limitare il servizio presso il vicino P.le Labicano, con conseguente disagio per i numerosi utenti costretti a servirsi di mezzi alternativi per raggiungere la Stazione Termini. Purtroppo abbiamo dovuto constatare che allo stato attuale non c’è alcuna definizione nè sulla tipologia degli interventi da fare nè sulla durata dei lavori. Chiediamo pertanto agli enti competenti, Regione Lazio e Comune di Roma di definire, in tempi brevi, insieme ad ATAC, tutti gli interventi necessari a ripristinare la piena funzionalità della linea, importante asse strategico della mobilità romana
In relazione a notizia di stampa, Atac precisa che la tematica dei filobus custoditi nel deposito di Montesacro è da tempo all’attenzione dell’azienda, che ha mosso passi decisivi per ovviare ad alcune criticità che si erano presentate nel corso del tempo.
A tal fine, Atac ha internalizzato il processo di manutenzione delle vetture, contestando al tempo stesso al fornitore, che aveva la responsabilità di tale processo, alcuni comportamenti che hanno generato ulteriori criticità, fra le quali la cosiddetta “cannibalizzazione” dei mezzi. Per tali ragioni Atac ha rescisso il contratto e ha aperto un contenzioso che è in corso di definizione.
Nelle more Atac si è preoccupata, così come prevede la strategia aziendale della nuova gestione, di riportare all’interno del proprio perimetro tutte le attività relative alla manutenzione di questi mezzi. E in tal senso appaiono immotivate, fuorvianti oltre che palesemente false, alcune dichiarazioni ospitate nell’articolo che hanno come unico scopo quello di diffamare l’azienda, che per tale ragione si riserva di tutelarsi in tutte le sedi.
In particolare, fra l’altro, non è vero che i mezzi siano costati 900mila euro l’uno: le 30 vetture sono state acquistate al prezzo di 685 mila l’una. Così come è falso che le batterie costino 300mila euro, visto che il costo è di 75mila cadauna. Altrettanto, non corrisponde a verità che i mezzi debbano camminare attaccati al filo elettrico per preservare la durata delle batterie, anche perché se la vettura potesse camminare solo collegata al filo non avrebbe bisogno di batterie. Atac sottolinea inoltre che i mezzi sono stati acquistati e collaudati per il tragitto previsto nel capitolato di gara, che prevedeva il loro utilizzo con e senza batterie.
Non risponde al vero, infine, che le vetture siano abbandonate. In attesa di definizione del contenzioso, Atac sta lavorando per recuperare al servizio queste vetture, cogliendo l’occasione del fermo per reingegnerizzarle e quindi modernizzarle per renderle più efficienti. Tutto questo malgrado le note criticità economico-finanziarie con le quali l’azienda è costretta a confrontarsi tutti i giorni, che rendono assai complesso il rapporto con i fornitori.
La notizia del prolungamento degli orari di apertura del parcheggio di scambio di Rebibbia da parte di ATAC ci lascia estremamente soddisfatti in quanto, il potere utilizzare la struttura nel week end, e nei giorni feriali la mattina presto e la sera tardi, rispettivamente prima e dopo la prima ed ultima corsa della metropolitana, è un piccolo ma concreto e significativo passo per incentivare i cittadini romani a lasciare l’automobile e a raggiungere il centro comodamente con i mezzi pubblici. Proprio per questo motivo riteniamo indispensabile ed improcrastinabile che il Comune di Roma inizi a
lavorare ad un serio progetto di recupero del parcheggio di scambio situato in C.ne Cornelia, nei pressi dell’omonima Stazione della Linea A della metropolitana, chiuso ed abbandonato ormai dal lontano 2006, dopo neanche 5 anni di utilizzo. Tale opera, con la sua capienza di 650 posti auto, oltre a risolvere le criticità di una zona che soffre di cronica scarsità di parcheggi, permetterebbe a chi proviene dalle direttrici Aurelia o Boccea di lasciare comodamente l’automobile e di poter raggiungere comodamente il centro con la Linea A della metropolitana, con indubbi benefici in termini di diminuzione di traffico ed inquinamento.
I passeggeri della Roma-Lido potranno contare su un treno climatizzato in più. E’ entrato in servizio, infatti, il primo treno della serie MA200 che, con il finanziamento della Regione Lazio e nell’ambito di un piano concordato con Roma Capitale, è stato “trasformato” presso le officine Atac dotandolo di impianto di condizionamento.
Il nuovo treno con aria condizionata si aggiunge ai cinque treni Caf già in servizio sulla linea, portando a circa il 40% la dotazione di treni climatizzati che vengono utilizzati per il servizio ferroviario.
Il piano prevede inoltre che, successivamente alla stipula del contratto di approvvigionamento degli impianti di climatizzazione atteso già per settembre, e sotto lo stretto coordinamento dei tecnici Atac, vengano rilasciati in linea, al ritmo di circa due al mese, i successivi nove treni contemplati nel progetto di aggiornamento tecnico dei convogli della Roma Lido.
Una buona notizia per gli utenti della ferrovia Roma – Lido di Ostia: da alcuni giorni è entrato in servizio il convoglio composto dalle MA 204+RA202+MA 203/ MA 225+ RA213 + MA 226 sul quale è stato installato l’impianto di aria condizionata. Si tratta di un piccolo ma significativo passo da parte di ATAC per migliorare le condizioni di viaggio dei numerosi utenti che scelgono questa ferrovia come mezzo per i loro spostamenti quotidiani.
Gentile Sig. Sindaco
Gentile Presidente della Regione
La scrivente associazione CeSMoT – Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti è fortemente preoccupata delle recenti dichiarazioni apparse sulla stampa locale circa la volontà di fermare i lavori della costruenda filovia pescarese. Al di là delle presunte non conformità nell’esecuzione dell’opera, non conformità che, a ns giudizio se rilevate andrebbero immediatamente segnalate agli organi competenti, riteniamo molto singolare ed anacronistica questa crociata contro il filobus, uno dei mezzi di trasporto, insieme al tram, ecologici per eccellenza. Ancora una volta assistiamo a proteste velleitarie, da parte di presunti comitati di cittadini che si scagliano, come negli anni ’60, contro la presunta antiesteticità di pali e fili, dimenticando forse che i fumi di scarico dei mezzi a motore rendono le ns città delle autentiche “camere a gas” e danneggiano molto di più l’ambiente dei pali. Avere inoltre la pretesa, come leggiamo sulla stampa, di sostituire filobus da 12 o 18 metri con delle “vetture elettriche” è quanto di più sbagliato possa esistere. Al di là della scarsa capacità di trasporto di queste vetture, ci si dimentica che le batterie (comunemente quelle al NiMH)hanno un ciclo di vita operativa di circa 10 anni e che la loro sostituzione ha dei costi non indifferenti. Del resto, basti guardare all’esperienza romana, dove era presente una delle più ampie flotte di minibus elettrici con numerose linee, dove il servizio è stato drasticamente ridotto proprio a causa degli alti costi di gestione. Riteniamo perciò fortemente strumentali le prese di posizione contro la filovia ed auspichiamo che l’opera pescarese non faccia la fine di altre opere italiche: basti pensare al “tram su gomma” aquilano i cui lavori sono stati sospesi quando ormai l’opera era pronta al 90%. Oppure potremmo citarVi l’esempio della Ferrovia Sangritana, dove anni ed anni di lavori, di cui non se ne vede fine hanno finora portato solo il risultato di avere in servizio una brevissima tratta da Lanciano a S. Vito, o la filovia di Chieti, ancora a mezzo servizio per mancanza di mezzi sufficienti a coprire tutti gli orari (e come non dimenticare i soldi spesi per il collegamento con il nuovo deposito, poi abbandonato?) Al di là dei danni per gli utenti del trasporto pubblico, bloccare la filovia pescarese comporterebbe buttare alle ortiche un’opera pagata dai contribuenti. Ed uscire dal virtuoso circolo delle città ecologiche.
Nel resto d’Italia , nonostante il periodo di crisi, si sta investendo su sistemi di trasporto pubblico ecologici, basti pensare alla nuova filovia leccese (che dopo un periodo di “critiche” , le stesse mosse all’opera pescarese, è entrata nel cuore dell’utenza che ne apprezzano la comodità), oppure a Firenze, dove da poco son ripresi i lavori di espansione della rete tramviaria, oppure Palermo, che si appresta a vedere il ritorno del tram, senza dimenticare città come Milano dove sia la rete di tram che la rete di metropolitana sono in espansione, o ancora Parma, che ha recentemente introdotto nuovi mezzi sulla sua rete filoviaria
Gentile Sindaco,
non faccia l’errore fatto in passato, quando si gettò alle ortiche il collegamento ferroviario tra Pescara e Penne in nome dei “moderni” autobus,
non faccia l’errore fatto in molte città italiane, che nell’impeto modernista degli anni ’60 decisero di rinunciare ai loro tram e filobus e che ora soffocano di traffico,
non dia retta a certi “ecologisti della domenica” che , affetti dalla sindrome nimby vaneggiano sull’estetica dei pali
Meglio qualche palo in più ma una città ecologica e con meno inquinamento, oppure meglio preservare “la vista del cielo” dando retta a questa gente e morire di traffico ed inquinamento?
In attesa di una cortese e gradita risposta Le porgo
Cordiali Saluti
Omar Cugini
presidente CeSMoT – Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti – Roma