La presa in carico da parte di CoTraL a partire da oggi di alcuni autobus sostitutivi delle corse ferroviarie sulla Roma – Civita Castellana – Viterbo è indubbiamente un evento positivo per i pendolari in quanto il servizio viene preso in carico da un soggetto dotato dei mezzi e del know-how necessario a gestire un servizio automobilistico extraurbano. Tuttavia, come CeSMoT, continuiamo a ritenere l’intera vicenda assolutamente paradossale. Una linea che fino a quando è stata di competenza dell’USTIF era perfettamente in regola improvvisamente, per un cambio di soggetto preposto alle verifiche in tema di sicurezza ferroviaria, è diventata insicura e fuori norma. Ci teniamo a ricordare che all’epoca della creazione di ANSF ad RFI vennero concessi ben 10 anni per l’adeguamento, mentre ora si pretende che in 24 mesi si trasformino delle linee “dimenticate da Dio” in gioielli di alta tecnologia. Con quali fondi però non è dato sapere. Ovviamente tutti questo accanimento che c’è sul ferro non si vede sul concorrente gommato che può ancora fare il lavoro che faceva 50 anni fa senza spendere neanche “1cent” in sistemi di sicurezza: del resto è ben noto che fanno notizia solo gli incidenti ferroviari, non quelli provocati dai TIR. Ad aggravare la situazione della Roma – Civita Castellana – Viterbo c’è anche il totale disinteresse da parte di ATAC, i cui interventi mitigativi sono stati solamente quelli di togliere i treni. Come se a loro nulla importasse dell’esercizio ferroviario, trattato solo come la gallina dalle uova d’oro per prendere i km del contratto di servizio. Nel chiedere con urgenza di trovare delle mitigazioni meno impattanti sul servizio ferroviario, in attesa dei necessari interventi di ammodernamento della linea, come hanno fatto le altre aziende, desideriamo anche ricordare, come CeSMoT, che il DECRETO 3/2019 che disciplina il periodo transitorio tra l’esercizio in regime USTIF (con le autorizzazioni rilasciate ai sensi del DPR 753/80) e quello nel nuovo regime ANSF, non sono impone provvedimenti urgenti di minimizzazione dei rischi da attuare obbligatoriamente a priori di alcuna analisi ma stabilisce che “spetta ai singoli esercenti svolgere un’analisi dei rischi che individui tali provvedimenti” che devono “tenere conto delle caratteristiche della tratta ferroviaria, dei veicoli e del servizio di trasporto” . Se ATAC non è interessata a gestire la linea , rinunci quanto prima all’esercizio,ma prima sarebbe opportuno forse che cambiasse il direttore d’esercizio delle ferrovie regionali: nonostante un passato nel gruppo Ferrovie dello Stato è innegabile che dal 2010, data della sua nomina, le tre ferrovie regionali abbiano imboccato una preoccupante parabola discendente, specie in termini di servizio offerto.
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CeSMoT: 32 anni senza Roma – Fiuggi
Con l’OdS dell’allora AcoTraL N° 349 del 9 dicembre 1983 si metteva la parola fine sulla ferrovia Roma – Fiuggi disponendo la sospensione , “fino a nuovo avviso” , dell’esercizio tra San Cesareo e Fiuggi a partire dal successivo 27 Dicembre. La sospensione, imposta dal Ministero, sotto certi aspetti metteva fine all’agonia di una linea che versava in condizioni a dir poco critiche: poco tempo prima, un sopralluogo dell’USTIF, aveva imposto pesanti rallentamenti, anche a 30 Km/h, sulle tratte ancora armate con binari da 27,5 Kg/m e la linea era, di fatto, limitata alla stazione di Cave a causa di una frana. A distanza di 32 anni dalla chiusura, con la linea ormai ridotta alla sola tratta Laziali – Centocelle a causa di una sconsiderata decisione di ATAC, con il forte dubbio se si riusciranno a festeggiare nel 2016 i 100 anni di esercizio, se paragoniamo il tracciato della linea con altre illustri ferrovie, come ad esempio il Bernina, è molto forte il rimpianto per ciò che si poteva fare e non si è fatto. Anni trascorsi senza un’idea per il futuro, con investimenti ridotti allo stretto indispensabile e mancate promesse di ammodernamento portarono all’inevitabile epilogo ed alla perdita di una infrastruttura, trasformata parzialmente in pista ciclabile dalla dubbia utilità, che da un lato poteva ancora giocare un ruolo per i collegamenti su ferro, dall’altro avrebbe potuto rivelare ampie potenzialità turistiche, specie nella tratta montana. Ora più che mai, dopo tutte le occasioni perdute ed i soldi spesi (vedi l’ammodernamento della tratta Torrenova – Pantano poi ricostruito da zero a causa delle varianti al progetto per la Metro C o la nuova stazione di Giardinetti buttata alle ortiche dopo neanche 10 anni) riteniamo occorra decidere in fretta il futuro di ciò che resta della linea che, nonostante gli anni, mostra ancora enormi potenzialità e che, se ammodernata nell’infrastrutture e nei mezzi, potrebbe giocare un ruolo chiave per la mobilità del quadrante Roma Sud, magari con un auspicabile prolungamento da Giardinetti verso Tor Vergata o magari realizzando anche un collegamento di tipo tramviario tra Pantano Borghese Metro C e San Cesareo. I progetti, sulla carta, non mancano, ma resta forte il dubbio che ci sia la reale volontà di passare dalle parole ai fatti, specie dopo avere osservato, con rammarico, l’assurdo silenzio della Regione Lazio sul futuro della linea. Per quanto riguarda il passato, inutile, purtroppo, piangere sul “latte versato” e chiedersi cosa sarebbe potuta essere la linea se…
I dubbi su cosa sarebbe potuto succedere con più investimenti, su cosa sarebbe potuto succedere se l’allora ACoTraL avesse davvero intrapreso i lavori richiesti dal Ministero, se fosse andato in porto il piano di ammodernamento proposto negli anni ’80, su cosa sarebbe potuto succedere senza le frane che prima tagliarono la linea tra Genazzano e Fiuggi e poi tra Pantano e San Cesareo…sono dubbi molto affascinanti, ma la storia non si fa con i se e con i ma e queste risposte purtroppo resteranno senza risposta. L’unico dato di fatto è che la tratta Torrenova – Pantano è stata salvata, ammodernata ed ora è diventata una moderna metropolitana, che, nonostante ATAC, esiste ancora la tratta Giardinetti – Roma Laziali e che si è conservata la memoria della linea sia con la realizzazione del museo ferroviario nella ex stazione di Colonna, sia con il restauro del locomotore 1 esposto presso il Polo Museale di Porta San Paolo. Occorre prendere esempio dalla storia e non ripetere gli errori del passato: Roma non può permettersi la perdita di ulteriori Km di ferrovia, ed il progetto di ATAC di limitare definitivamente ciò che resta della linea nei pressi della stazione di Centocelle altro non farebbe che far perdere, definitivamente, una importante infrastruttura ferroviaria.